Esclusivo. Omosessualità. Un oggetto erotico inserito dal pittore olandese Vermeer in un suo quadro. Il segreto rivelato dal Rijksmuseum di Amsterdam.

Johannes Vermeer (1660). La lattaia (het Melkmeisje)

Il mese scorso si è tenuto al Rijksmuseum di Amsterdam in occasione del Gay Pride un suggestivo “tour dell’omosessualità”, alla scoperta dei segreti erotici degli olandesi, attraverso quadri e oggetti del passato. La rivelazione più curiosa riguarda il famoso quadro di Johannes Vermeer, “het Melkmeisje” (“La lattaia”). Se l’osservate bene noterete sul pavimento una piccola, strana scatola. Il suo nome, in olandese, è “lollepot”; nel corso del 17 esimo e 18 esimo secolo fu realizzato in varie forme, misure e materiali, anche con una grata sopra. Dentro si mettevano pezzetti di carbone. Serviva per scaldare i piedi e le gambe delle donne che si riunivano a cucire in stanze dove non c’era il camino.

“ll lollepot”; un oggetto che, inserito sotto alle gonne, serviva a scaldare i piedi e le gambe delle donne olandesi del 17 esimo secolo: ma non solo….

Prima si accendeva il fuoco e quando diventava caldo si sistemava sotto alle gonne delle signore. Il calore si diffondeva non solo agli arti inferiori ma anche un po’ più su…! Pare che il piacere che ne derivava, facesse finire le sedute di ricamo in altri tipi di attività ludiche, con variazioni… lesbiche!
Insomma, il famoso pittore olandese Vermeer, noto anche per il quadro “La donna con l’ orecchino di perla” la sapeva lunga in quanto ad erotismo, divertendosi a “seminare” nei suoi dipinti alcuni eccitanti segreti dell’epoca.

D’altra parte di questa bellissima opera d’arte la prima cosa che colpisce è l’immagine della domestica dalle forme procaci intenta al suo lavoro; è il suo volto concentrato sul filo di latte che sembra veramente uscire dalla brocca, tanto è realistico. Oltre alla tecnica dell’artista, ai giochi di luci ed ombre. Sino ad ora!

D’ora in avanti quando lo guarderete, ricordatevi di questo articolo! Un altro piccolo particolare su cui magari non avevate ancora fatto caso, sono le piastrelle di Delfts (dello stesso blu del grembiule della donna, dei risvolti delle maniche del vestito e dello strofinaccio posato sul tavolo); sapete che immagine hanno decorata? Quella di Cupido! Ecco allora che questa tela, dopo un’analisi più approfondita, suggerisce una storia un po’ diversa da quella della semplice e ingenua contadina intenta a versare del latte!

Willem II, re d’Olanda dal 1840 al 1849. Di lui si diceva che fosse omosessuale, ma che non potesse ammetterlo, ovviamente, per ragioni di Stato.

Durante questo speciale “Tour in rosa” il docente del Rijksmuseum che l’ha organizzato, Arnout van Krimpen, ha raccontato ai visitatori che , contrariamente a quanto si pensa, l’Olanda non è sempre stato uno dei Paesi più tolleranti nei confronti dell’omosessualità; soltanto alla fine degli anni ’60, inizio anni ’70 i musei osarono esporre opere di artisti come Andy Warhol e Robert Mapplethorpe. Quando ciò avvenne seguirono proteste piuttosto turbolente e discriminanti.

La situazione cominciò a cambiare dal 19 esimo secolo in avanti; prima l’omosessualità nei Paesi Bassi era punita per legge. Tornando all’interessante esposizione offerta dal Rijksmuseum, l’attenzione è stata anche richiamata su un ritratto del re d’Olanda Willem II, datato 1839, opera di Jan Adam Kruseman. Pare infatti che Willem II fosse omosessuale, anzi, secondo una recente biografia, bisessuale. Ma non volle mai ammetterlo per non diventare ricattabile dai nemici della monarchia.

Anche il suo successore, Willem III sembra che preferisse la compagnia maschile a quella femminile. Di lui sono rimasti tanti ritratti in cui si nota che si guarda nello specchio con più attenzione di quanto facessero tutte le sue dame di compagnia insieme! All’epoca correvano voci che avesse una relazione con il suo tenente–generale Cornelis Evertsen. Quest’ultimo venne immortalato dal pittore olandese Nicolaes Maes (1634-1693) con accanto un “suggestivo“ cannone. O, almeno, così era entrato nell’immaginario delle malelingue…

Dipinto del pittore olandese Jacob de Wit (1727).

Nel giro turistico dell’omosessualità, si è potuto anche ammirare un bel quadro di Jacob de Wit del 1727, che all’epoca decorava la parete di una dimora estiva nel paese Loenen aan de Vecht. Si tratta di un dipinto molto intrigante. Rappresenta un episodio della mitologia classica: la storia del dio Giove che assunse le sembianze della dea Diana per sedurre la ninfa Callisto. Giove dovette travestirsi da donna per riuscire a conquistare la fanciulla (ninfa, dal greco, significa proprio giovinetta).

Osservate come gli angioletti guardano maliziosi la scena: uno, appoggiato all’albero li sta spiando curioso, un secondo sbircia con l’espressione un po’ turbata, nascondendo la testa del cane contro il suo petto, forse perchè non veda…Un terzo regge una fiaccola sorridendo trionfante.

La figura più voluttuosa è quella della ragazza che si appoggia languida all’amante (sotto mentite spoglie….), toccandole il braccio, vogliosa e già innamorata, prima ancora che Cupido si prepari a scoccare la sua freccia. I seni delle due donne escono sbarazzini dal corpetto, a testimonianza della passione che sboccia calda e irrefrenabile.

Maria Cristina Giongo
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