Matera la cordialriservata: l’opera dell’uomo che sboccia dalla pietra.

Quando finalmente arrivi (dopo un viaggio che, per chi viene dal nord, un pò faticoso lo è, comunque tu lo abbia modellato ), capisci subito che non è come le altre. Infatti, in genere, le città hanno un centro e poi, accanto, il centro storico, più o meno grande.
Matera invece è il contrario: è tutta centro storico, solo una piccola parte è “moderna” e bene inserita nel contesto. I “sassi”, i famosi sassi, insediamenti abitativi per uomini e animali che risalgono all’epoca preistorica, sono stati messi in sicurezza e restaurati con essenzialità priva di retorica, lasciandone inalterata la primitiva bellezza: l’opera dell’uomo “sboccia” dalla pietra.

Matera, affascinante cittadina in Basilicata.

Perchè in Matera la protagonista assoluta è la PIETRA.
Chissà se Michelangelo l’aveva vista quando ha scolpito I Prigioni (alla fine dell’articolo potrete leggere una nota redazionale su queste speciali statue).
E’ così anche per i luoghi religiosi. Indimenticabile la spoglia e raccolta San Pietro Caveoso, con il suo bel piazzale a picco sul fiume. E la splendida San Giovanni, dove il colore suggestivo ed uniforme della sua pietra, modellata in infinite espressioni artistiche da sapienti scultori, invita il visitatore ad una pacata comunicazione con il divino.

Sull’ampia passeggiata esterna, che circonda e completa il centro abitato, verso il sasso Barisano e la chiesa rupestre di San Giuliano, si incontrano cagnolini dello stesso color del tufo, che accettano, dignitosi e tolleranti, qualche coccola.
Non meno suggestivo è il fiume, in fondo alla gravina (il crepaccio su cui sorge la città), raggiungibile a piedi, ornato di inaspettati alberelli colmi di corolle e fiori di campo, colorati con una dimenticata intensità.

Da vedere, per tecnici e non, gli ingegnosi sistemi di raccolta delle acque piovane scavati nella roccia, uno dei motivi per i quali i “sassi” diventarono, nel 1993, patrimonio Unesco.
Assolutamente da non perdere i musei del centro, tra cui quello archeologico, colmo di raffinati reperti greco-romani, con interessanti ricostruzioni della vita preistorica umana ed animale.
Nonchè le trattorie tipiche, non care e condotte da simpatici esercenti, prodighi di assaggi fatti con il buon grano del posto.

Un duomo fasciato da impalcature, in ristrutturazione da un decennio, e una stazione ferroviaria “statale” esistente ma non attiva (ebbene si ) fanno riaffiorare il disappunto per le incomprensibili trascuratezze (centrali, locali? mah ) alle quali gli abitanti accennano senza dilungarsi: con la certezza che l’ambito riconoscimento internazionale di “capitale della cultura 2019″ possa smuovere finalmente alcuni ritardi..

A proposito, gli abitanti: garbati, accoglienti, un pò più schivi di quel che ti aspetteresti dalla gente del sud, avvezzi da mezzo secolo ad un turismo non becero, attento e curioso, al viavai di artisti di vario tipo.
Per nulla invadenti o indiscreti, accanto all’inevitabile italianità (oh le famose panetterie del sud, che aprono “da qui a un po’ “!!!) hanno già acquisito un’ impronta internazionale ed insieme consapevole “che si può far di meglio”, verso il traguardo prestigioso e vicino che li attende.

Ma la vera sorpresa è il cosiddetto “belvedere“, cioè la collina dirimpetto a quella abitata, raggiungibile anche con un bus di linea che parte dalla piazza della stazione inattiva.
Il conducente ti spiega che il bus è stoppabile con un cenno della mano lungo la strada, raccomanda di badare al vento e alle insidie del terreno, di rimanere in vista perchè loro devono assicurarsi che, alla fine della giornata, nessuno resti sulla montagna.

E’ dal belvedere che Matera ti entra davvero nell’anima per non lasciarti più: prima eri dentro al suo fascino caldo color grigio/ocra, adesso ne sei dirimpetto e il campanile svettante, visibile ovunque, come una matita appuntita, non permette che tu perda l’orientamento.
Non sorprende che dal 1950 questo luogo sia stato un immenso set all’aperto per molti films rimasti nella storia, e ancora oggi per il nuovo Ben Hur.
Si ammirano raccolte chiese rupestri, si gusta un caffè alla buona in una baita calda ed accogliente.

Si esplorano con stupore tiepide grottarelle dal cui soffitto pendono gusci di molluschi fatti a spirale.
E arrivi a sentirti non più turista, ma parte di tutta questa natura, tanto da farti dimenticare il clima un po’ rigido. E anche l’ora del ritorno.
E’ Matera, non riesci a spiegare bene cos’è: è diversa, come la donna della tua vita…

Elisa Prato

Elisa Prato nasce la domenica della pentolaccia di un nevoso inverno piemontese, sotto il segno dell’Acquario, ma con una forte interiorità capricorniana.
Laureata in legge, lavora come funzionario e dirigente nella pubblica amministrazione.
Oggi è consulente e formatore in comunicazione e fiscalità, nonchè cultrice di reading ed arti sceniche.
Evergreen nel DNA, crede fortemente nella capacità femminile di individuare forme di maturazione personale e di unirsi agli uomini per promuovere comuni forme di revisione sociale.

Foto di Irene Bianchi

Nota redazionale:
I Prigioni sono un gruppo di sei statue di Michelangelo Buonarroti eseguite per la tomba di Giulio II. Due di essi sono pressoché finiti, risalgono al 1513 circa e sono esposti al Louvre. Quattro, databili al 1525-1530 circa, sono vistosamente “non-finiti” e sono conservati nella Galleria dell’Accademia a Firenze, vicino al David.

“Queste sculture di Michelangelo mi fanno pensare che forse lui avesse fatto apposta a lasciarle incompiute: proprio per dare l’idea dell’Infinito, di quel movimento dell’anima e della mente che continua perpetuo nella vita, oltre la vita. Voleva farci capire come anche la pietra (e il marmo) possono essere plasmabili e come da essi possa nascere un embrione, a cui, colpo dopo colpo, lo scalpello dà forma per liberarlo da quel blocco, rendendolo eterno.“ Maria Cristina Giongo

Proibita la riproduzione del testo e delle foto senza citare autore e fonte di provenienza
No part of this publication may be reproduced or transmitted, in any form or any means, without prior permission of the publisher and without indicating the source.

Tags: , , , ,

12 Responses to “Matera la cordialriservata: l’opera dell’uomo che sboccia dalla pietra.”

  1. anna maria scrive:

    E’ bellissima Matera, sembra tornare indietro senti il profumo del pane, delle salsicce, la gente buona, umile che ognuno di loro ha il suo orticello, le chiese,e’ una citta’ meravigliosa da visitare.

    Brava Cristina, complimenti di questo articolo dedicato ad uno dei paesi piu’ belli della ns.Italia.

  2. Grazie, Anna Maria, ma i complimenti dobbiamo farli ad Elisa Prato per averci fatto conoscere meglio questa città con un articolo così interessante e bello!

    Buona giornata!

  3. Grazia Di Natale scrive:

    Un percorso struggente dove si avverte la sensibilità di una donna innamorata del suo paese!
    Grazie!!!!

    Grazia Di Natale

  4. carmen scrive:

    Grazie Elisa per le tue intense parole; anche chi non è mai stato a Matera ora può dire di conoscerla un po’ e di certo le è entrata nel cuore. E complimenti ad Irene per le sue foto.

  5. susy pagliaro scrive:

    Sono lucana ed amo la mia Terra… Un articolo molto bello ed interessante che mi ha emozionata! Grazie!!

  6. lorella scrive:

    Che meraviglie ha questa ITALIA !!!! grazie Cristina ! un caro saluto a tutti gli amici del Cofanetto Magico !!!

Leave a Reply for lorella