Un racconto di Pietro Pancamo: “Il regista dimenticato”

 

Esitò, quando il meteo tacque. L’occasione era propizia –si rese conto, spegnendo la radio–, ma la forza per attuare il “piano” (peraltro già studiato e preparato da tempo) tardò a presentarsi, lì per lì. L’anima non s’atteggiava all’ardimento, per dirla col poeta. Oh nessun problema, ad ogni modo, perché eccolo il rimedio: scherzare fra di sé. «Lo schiocco secco del cuore che si spezza è proprio come quello di un ciac in campo», pensò, allora. E all’improvviso trovò il coraggio: un coraggio amaro, che l’accompagnò per mano alla rada solitaria.

Così adesso, in quell’esterno notte che si era scelto, il regista dimenticato non voleva tornare più alla vita che lo aveva diseredato, né gli riusciva di capire se a gonfiare il genoa e spingere il piccolo cutter malandato fossero le frequenti scosse d’aria o le immagini “ondose” che il vecchio proiettore a bobine –dall’alto del suo treppiede, assicurato con gomene e cime a proravia– drappeggiava sul bianco agitato della vela. Guardandola, continuava a ripetersi: «Senza il minimo dubbio, Marosi alla deriva è il mio film migliore!». E mentre una stilla di sorriso iniziava a formarsi sulle sue labbra, gli sembrò di scorgere i flash dei fotografi.
Ah, no… erano i lampi. Quelli, per ora lontani, della tempesta in arrivo. Il bollettino dei naviganti, beh non si sbagliava.

Pietro Pancamo
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48 Responses to “Un racconto di Pietro Pancamo: “Il regista dimenticato””

  1. Per me questo racconto è stato una sorpresa, Pietro, anche se sono la “direttrice”… e coordino i vostri articoli.

    Allora lo prendo come un regalo, che mi ha fatto molto piacere, in quanto ti scopro anche ” scrittore” in una dimensione più ampia. Ho sempre pensato che chi scrive poesie non sempre sappia scrivere novelle.

    Io ho pubblicato 4 libri tuttavia non saprei mai comporre una poesia.

    Questa tua storia, tanto intessuta di tristezza, mi ha toccato il cuore; è originale, intensa. Ti lascia con il fiato sospeso. Hai saputo condensare in poche righe ( un pregio assoluto che spesso manca a me) una vita intera, unita a un lucido stato d’animo del momento. Non posso che farti i complimenti e dire che….avevo visto giusto quando accettai la tua proposta di scrivere per noi. Se fossi in te continuerei a ” ideare” novelle. E poi ne farei un libro. Un abbraccio, Cristina

    • Pietro Pancamo scrive:

      Molte grazie a te, cara Cristina, per avermi affidato questa rubrica, che mi ha consentito di migliorare il mio stile e diventare infine uno scrittore più completo (ma anche più degno di collaborare con il “Cofanetto”).

  2. Maria Luisa scrive:

    che bella sorpresa il tuo racconto ! Mi ha toccato l’animo… la tristezza… la malinconia…., mi ha commossa

    • Pietro Pancamo scrive:

      Lieto che il mio racconto ti sia piaciuto, cara Maria Luisa. E grazie, ovviamente, per i tanti commenti che anche stavolta mi hai lasciato.

  3. Elisabetta Picco scrive:

    Pietro, il tuo racconto è bellissimo !
    Continua anche con i racconti.
    Elisabetta Picco

  4. Elena Cassardo scrive:

    Caro Pietro … TU sei il cofanetto, ma un cofanetto di sorprese ! Bravo ! sei uno scrittore di novelle con un animo da poeta. Grazie mi hai scatenato un’ondata di marosi ! Continua ………………. Elena Cassardo

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ben lungi dal voler fare un discorso fiume, non mi perderò in un mare di parole e mi limiterò, invece, a ringraziarti di cuore per questi tuoi complimenti, cara Elena.

  5. Laura e Mariateresa scrive:

    Veramente geniale l’aver descritto tanta angoscia e drammaticità attraverso l’immagine di una pellicola cinematografica,lasciando a ciascuno la propria personale interpretazione.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Carissime Laura e Teresa, anche se siete troppo buone, non vi ringrazierò mai abbastanza per l’intelligenza e la costanza con cui “chiosate” i miei scritti.

  6. Maria Luisa scrive:

    ho riletto con piacere la tua novella, nuovamente mi ha provocato una emozione intensa . Ancora bravo, in poche righe, tanta suggestione ….

  7. Letizia scrive:

    Bellissimo e amarissimo: un’amarezza che ti trafigge dolcemente.
    Ne aspettiamp altri

    • Pietro Pancamo scrive:

      Li sto aspettando anch’io: speriamo che mi vengano in mente, prima o poi.
      Grazie mille della stima, cara Letizia.

  8. Alice scrive:

    È davvero dura la vita alla deriva! È cosí che mi sono sentita! Il tuo racconto mi ha fatto rendere conto di di questo.
    Importantissima costatazione!
    Grazie
    Alice

    • Pietro Pancamo scrive:

      Come ho letto di recente in un racconto di Antòn Čechov, “meglio vivere in qualche modo che in nessuno”. Ben venga, quindi, anche la vita alla deriva.
      Grazie del tuo intervento, cara Alice, e a risentirci.

  9. Cristiano scrive:

    Una bellissima metafora!

  10. Marisa B. scrive:

    Nella proiezione dell’immagine dell’angoscia, inscatolata e nel frattempo liberata e lasciata andare senza legami nel movimento furioso delle onde, si può trovare un certo sollievo per l’animo. Così come nella grande energia scatenata nella luce e nella forza dei lampi che irrompono nel buio più buio delle nubi la finzione (o il sogno della finzione?) riscatta l’indecisione e la paura.

    • Pietro Pancamo scrive:

      “La maggior parte di noi è imprigionata da qualcosa. Viviamo nel buio fino a quando quel qualcosa gira l’interruttore” (Wynonna Judd).
      Grazie della tua profondissima analisi, cara Marisa!

  11. Bianca scrive:

    Concludere la vita con un colpo di scena, come un film. Il riscatto per tornare ancora una volta alla ribalta e non importa se i flash dei fotografi sono lampi, sarà il suo ultimo trionfo.
    Non rassegnarsi ad essere “normali” come la maggioranza della gente mi fa sorgere una riflessione…..sarà meglio una vita sotto i riflettori destinati a spegnersi o una vita banale ma serena?

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie per questa domanda così interessante, cara Bianca.
      Stare, come me, sotto i riflettori (fiochi, si sa) delle emittenti a carattere locale o dei quotidiani a diffusione regionale. Ecco quale potrebbe essere, fra le tante, una salomonica via di mezzo per non rinunciare a nessuna delle due condizioni in oggetto (ovvero la notorietà ed il sereno anonimato) ed anzi viverle entrambe.

  12. Cara Bianca, nessuna delle due opzioni mi pare equilibrata.

    La prima, in quanto tutta la vita sotto i riflettori ti leva la possibilità di condurre una vita serena, normale e appagante. La seconda perchè la banalità è improduttiva, noiosa, inutile, triste.

    Io ho lavorato per alcuni anni sotto i riflettori e mi sono bastati; poi ho scelto la famiglia e la maternità in quanto è bello ma anche stressante vivere davanti ad una telecamera. Mentre la maternità è, secondo me, il valore assoluto più prezioso, nella vita. Quello che mi ha resa più felice. Ma non posso dire di condurre una vita ” banale”; neanche ora.

    Essere madri non è banale; essere mogli, fidanzate, compagne, amiche, non è banale. Dipende da come vivi la tua vita, e con che cosa la riempi. Buona giornata!

  13. Laura e Mariateresa scrive:

    Cara Cristina ,”Marosi alla deriva”,ma anche vite alla deriva:quelle banali ,quelle squilibrate , ma anche quelle disperate forse anche per aver troppo assolutizzato i valori.

    • Pietro Pancamo scrive:

      “La vita la si può fissare solo sui cuori e sulle pietre; il resto se ne va come le lunghe file di tronchi alla deriva sulle acque invernali” (Léon Degrelle).

  14. Marisa G. scrive:

    Ho trovato molto bello questo “racconto” che mette in evidenza stati d’animo diversissimi che occupano la nostra vita: delusione, ma anche illusione nel ritrovare il coraggio AMARO che però ci consente di proseguire, la FORZA di scherzare fra di sé. Quante volte ci rendiamo conto che ci aiutiamo consapevolmente con illusioni! Anche queste fanno parte della vita.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Esatto: sono una parte fondamentale della nostra vita e del nostro modo di essere. Non a caso Virginia Woolf diceva: “Le illusioni sono per l’anima quello che l’atmosfera è per la terra. Toglietele quella tenera coltre d’aria e vedrete le piante morire, i colori svanire”.
      Sei stata gentilissima a intervenire, cara Marisa. Grazie come sempre!

  15. Maria Luisa scrive:

    Quanti sentimenti : coraggio, speranza, delusione,
    amarezza, tristezza, avvincono il lettore ! complimenti

  16. Elena scrive:

    Hai descritto molto bene il drammatico contrasto che avviene fra le illusioni e la dura realtà…

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Elena, ti sono sinceramente obbligato per il tuo bel complimento.
      Fra illusioni e realtà non c’è tutto questo conflitto: è possibile, anzi, che siano addirittura complementari, dal momento che le prime, spesso, ci aiutano a sopportare la seconda.

  17. Laura e Mariateresa scrive:

    E’ veramente difficile distinguere ed interpretare i segnali più svariati di una tempesta in arrivo.

  18. Maria Luisa scrive:

    Non è frustrante sapere che la “realtà” in cui si vive non è realtà? È forse meglio continuare ad illudersi di conoscere il vero?

    • Pietro Pancamo scrive:

      L’unica via di mezzo possibile fra realtà e illusione è forse la meccanica quantistica, dove tutto e il contrario di tutto coesistono (anzi coincidono) e dove il vero e il falso sono dunque la stessa cosa, mentre fra realtà e illusione non c’è più differenza.

  19. susy pagliaro scrive:

    L’ originalità e lo stile inconfondibile di Pietro Pancamo mi hanno affascinata anche questa volta. Condivido il pensiero di Maria Cristina: ‘Scrivi altri racconti, Pietro, e poi fanne un libro!!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Prenderò il toro (o meglio gli ediTori) per le corna e ci proverò a pubblicare un libro. Magari ci riesco. Chi lo sa… Nel frattempo grazie infinite per i complimenti e l’incoraggiamento, carissima Susy.

  20. Marisa scrive:

    che tristezza e quanta lucidità per quell’ultimo ciac. E’ forse quello che può riportare alla notorietà una vita dimenticata e può farla rivivere. E quei flash che non sono dei fotografi ma i lampi di una tempesta in arrivo…..sono una fine fra i flutti di un mare irato o qualcosa che risveglia e incita a lottare per tornare a riva? Breve ma intenso, bello. Bravo

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Marisa, ti sono riconoscente sul serio per i tuoi elogi. E per quanto riguarda la tua domanda, ti rispondo in un lampo: quelle saette –come dicono, peraltro, anche Laura e Teresa– ogni lettore è libero di interpretarle come più preferisce. E forse tu non sbagli a vederle come una rinascita: in fondo non sono mica pochi gli scienziati convinti che proprio i fulmini abbiano dato origine alla vita.

  21. Laura e Mariateresa scrive:

    Ecco il rimedio:scherzare fra di sè e prendere le distanze:da lontano tutto appare più piccolo.

    • Nella scrive:

      le avvisaglie di una tempesta possono consigliare un veloce rientro.

      • Pietro Pancamo scrive:

        Grazie per la tua assidua presenza, cara Nella.
        Rivisitando il famoso adagio “l’attacco è la miglior difesa”, del quale gli allenatori di calcio hanno coniato la celebre variante “l’attacco è il miglior centrocampo”, si potrebbe dire che, in realtà, è il coraggio la miglior difesa; però, a pensarci bene, hai ragione tu, cara Nella: a volte la scelta più giusta è la prudenza. E dato che quest’ultima è, in un certo senso, la quintessenza della pazienza, ecco che annoverarla fra le virtù dei forti non sarebbe sbagliato affatto.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Quando sei stanco del tran tran quotidiano, una battuta (non importa di che genere, visto che anche l’umorismo nero può salvarti dall’umor nero) è sempre il miglior riposo: ritempra infatti le tue energie psichiche e ripristina, al contempo, le tue capacità di sopportazione.

  22. Mario F. scrive:

    Ciao Pietro, questo racconto viene descritta molto bene l’angoscia e la tristezza dando sempre al lettore uno spicchio di speranza..

    • Pietro Pancamo scrive:

      Proprio così: la speranza è un frutto che nasce con un solo spicchio, e non c’è speranza davvero che prima o poi nasca intero!
      Grazie d’essere tornato a trovarmi, caro Mario, e buona estate!

  23. valeria scrive:

    «Senza il minimo dubbio, Marosi alla deriva è il mio film migliore!». E mentre una stilla di sorriso iniziava a formarsi sulle sue labbra, gli sembrò di scorgere i flash dei fotografi.
    Ah, no… erano i lampi. Quelli, per ora lontani, della tempesta in arrivo. Il bollettino dei naviganti, beh non si sbagliava.
    Questa sequenza di immagini, caro Pietro, mi si è impressa nella mente. Ho cerato di renderla con parole mie, ma il risultato è stato così deludente che alla fine ho lasciato la penna all’autore, consapevole -almeno credo-della forza delle parole di chi “scrittore lo è” . Grazie Pietro!!

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