Il gatto “nato con la camicia” salvato, nonostante un padrone cattivo e bugiardo

Anche per un gatto vale il detto ” nato con la camicia “ed è quello che mi ripeto quando penso al gatto da noi battezzato Gegè.

Gegè

Io e Gegè

La storia di Gegè è piuttosto semplice ma, come tutte quelle che mi capitano, lascia molto spazio alla riflessione sul genere umano e la sua crudeltà.

Era il 31 dicembre, lo ricordo benissimo perché come ogni vigilia cercavo di staccare prima dal lavoro per correre a casa ed ultimare i preparativi per il cenone.
Più esattamente erano le ore 12 del 31 dicembre quando alla porta del mio ambulatorio bussò un uomo accompagnato da una signora già mia cliente.
Palesemente dispiaciuto e premettendo di non avere disponibilità economica, l’uomo mi chiese di visitare il suo povero gatto.
Non ricordo il vero nome del gatto ma mi fece tanta tenerezza vederlo semiparalizzato.

Il piccolo trascinava entrambe le zampe posteriori ed era spaventatissimo.

Il signore mi raccontò di aver erroneamente chiuso il gatto ” nella porta” e addirittura di esserci caduto sopra per tentare di salvarlo; voleva capire che cosa avesse fatto.

Oggi, ripensando alla storia ed alla luce di quanto poi é successo, credo poco a quella assurda vicenda e alla ” povertà” del misero uomo.

Incurante della premessa del vile iniziai a fare quello che reputavo necessario per capire che cosa avesse quel gatto.

Dopo una piccola visita neurologica per tentare di valutare lo stato dei riflessi spinali feci una radiografia alla colonna vertebrale.

Purtroppo per il gatto la radiografia non mi diede grandi speranze.

Il povero micione aveva subito una danno così notevole al tratto lombo-sacrale della spina vertebrale che tutti i nervi nascenti da quella zona ne erano rimasti compromessi perché, oltre alla semi paralisi degli arti, la sua vescica era enorme, praticamente grande quasi quanto tutto l’addome.

radografia di Gegè

Dispiaciuta spiegai al proprietario la situazione e tentai di fargli capire che il problema più grave era proprio quella enorme vescica.

Non c’era più sincronia tra la distensione della vescica e l’attività del suo sfintere che, non rilassandosi, non ne permetteva il corretto svuotamento.

Teoricamente il gatto era destinato alla rottura per esagerata pressione della vescica.

Spiegai la necessità di effettuare analisi ed ecografia addominale ed un ricovero, con cateterismo uretrale, per aiutare il gatto a urinare.

Il proprietario, ancora una volta celandosi dietro la scusa della crisi, decise di non fare nulla e di riportarsi via il gatto.

Ovviamente inutile sottolineare che il mio operato non era stato nemmeno parzialmente ricompensato.

Passò un mese e del gatto non ebbi nessuna notizia fino al 6 febbraio, giorno in cui un altro uomo portò in ambulatorio e praticamente abbandonò una scatola chiusa con dentro, a sua detta, una gatta “cattivissima” ed incinta.

Apriamo la scatola ed ecco la sorpresa…

Un gattone maschio, buono e semiparalizzato bloccato da un sasso.

Lo riconosciamo subito.

Passata la prima fase di mutismo assoluto per tentare di dare una spiegazione logica alla follia di quell’uomo, riesaminai il povero piccolo.

Era nettamente peggiorato.

Trascinava le zampe, aveva una pancia enorme e gocciolava pipì perché ormai quella esagerata pressione aveva permesso un piccolo passaggio di urina attraverso lo sfintere spastico.

Non avevo grandi speranze ma ormai non rimaneva altro che tentare quella terapia che avevo suggerito a quel crudele proprietario più di un mese prima .

Addormentato il piccolo inserii un catetere urinario che decisi di lasciare a permanenza per più giorni ed eseguii un prelievo di urina, per un esame che mi permise di sapere che intanto si era instaurata anche una cistite da struvite, ed un prelievo di sangue per le analisi di routine.

Intanto battezzammo il gatto chiamandolo Gegè “in onore” di un mio collega di nome Luigi.

Al risveglio il povero Gegè stava : chiuso in una gabbia, con un collare di Elisabetta ( quella sorta di imbuto che serve per impedire ad un amimale di leccarsi ), ed intorpidito da antidolorifici.

Passarono alcuni giorni ed il nostro piccolo, grazie alla terapia e sicuramente all’amore della nostra Daniela, preziosa collaboratrice, migliorò lentamente .

Per lui una pillola, che io definisco magica, portatomi da Londra da un’amica perché in Italia non si trova in commercio, la Prazosina, un potente antinfiammatorio e della vitamina B per tentare di aiutare le sue fibre nervose.

Tolsi il catetere urinario dopo 5 giorni e, con grande gioia, Gegè aveva ripreso a contenere le urine.

Non gocciolava più.

Piano piano il piccolo riprese anche a camminare, grazie soprattutto ai massaggi per ritonificare la muscolatura delle cosce eseguiti da Daniela.

Intanto passò un ulteriore mese e il nostro Gege addirittura riprese a correre e a saltare sulla mia sedia e scrivania.

Certo la sua andatura adesso non è perfetta, ancora oggi cammina ondeggiando il sedere come un tir con rimorchio, ma ciò che conta è che, nonostante quanto abbia subito, è un gattone amorevole ed ancora fiducioso dell’essere umano.

Il suo vecchio, ignobile proprietario non si è mai più presentato ed io, pur conoscendo il suo numero, non l’ho mai contattato ma, a conferma che la sua difficoltà economica era un’ emerita bugia, ho saputo che è diventato padre del terzo bimbo: per il bimbo i soldi ci saranno, almeno spero…
Gegè ancora oggi vive con noi in ambulatorio, si è integrato completamente con lo staff ed è diventato la nostra mascotte.

Io spero ancora per lui un’amorevole adozione perché, nonostante la sua andatura sbilenca, è un gattone perfetto sotto ogni profilo.
Da questa storia nasce la mia considerazione: non c’è obbligo ad adottare un animale ma, nel momento in cui si sceglie di farlo, abbiate la coscienza di farlo col cuore ed affrontate con sincerità i problemi che potrebbero arrivare: perché nessun veterinario coscienzioso negherebbe mai un aiuto ad una persona onestamente in difficoltà.

Imma Paone
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8 Responses to “Il gatto “nato con la camicia” salvato, nonostante un padrone cattivo e bugiardo”

  1. Claudia Tagliabue scrive:

    Premetto: nn amo particolarmente i gatti, per ragioni, che non sto a raccontare, ma non posso accettare i maltrattamenti, nè su di essi, nè verso alcun animale !!! Se si decide di adottare un animale domestico, esso diventa, seduta stante, parte integrante della famiglia e in quanto tale, va rispettato, curato e soprattutto amato !!! Il povero Gegè ne ha passate….!!! Sono felice sia sopravvissuto al suo calvario. Sono altrettanto indignata per tutta la faccenda, quel signore si dovrebbe vergognare a vita !!! Complimenti Dottoressa Paone, lei è un angelo….

  2. Imma scrive:

    Cara Claudia, fortunatamente molte persone la pensano come te e me ed, adottando un animale, lo integrano completamente nella propria famiglia.
    Molti clienti infatti quando parlano di me mi definiscono ” il pediatra ” del proprio pet.
    Ho una buona notizia da dare a tutti: Gegé ieri é stato adottato e finalmente avrà una vera casa tutta per se ed una bella famiglia.
    Io mi auguro che in un prossimo futuro sia la normalitá avere cura ed amore per un animale proprio come si farebbe per un bimbo.

    • Claudia Tagliabue scrive:

      Magnifico!!! Trovare una famiglia amorevole non è facile, Gegè è stato fortunato (dopo la grande sfortuna…). Per quanto riguarda, la normalità, come la chiami tu, di un prossimo futuro migliore per gli amici a quattro zampe, sono dubbiosa… Troppa cattiveria, odio, volgarità, ma dato che “la speranza è l’ultima a morire”….. Auguriamocelo…Buon lavoro “pediatra” di pelosi, sei ammirevole !!!

  3. Maria Cristina Giongo scrive:

    Sì, Claudia, la nostra Imma è proprio un angelo, sapessi quanti animali salva con le sue operazioni a scopo benefico! Gli animali sono un dono di Dio, stanno ” fra cielo e terra”. Sono felice per Gegè. Buona notte a tutti, cari Cofanetti magici. Una notte magica!

  4. Susanna La Nave scrive:

    Grazie dal cuore
    Per tutte queste creature

  5. 1 scrive:

    L’uomo ha fatto cose terribili. Ma per fortuna ha avuto alla fine quel briciolo di buon senso di consegnarvelo e salvargli la vita. Io sinceramente avrei immaginato che lo avesse ucciso.
    Ovviamente, quello che avete fatto voi è grandioso, eccezionale. Avete tutta la mia stima più profonda, per quello che ciò possa valere.
    Buona serata.

  6. Imma scrive:

    Grazie mille , sono veramente contenta che ci siano persone sensibili alla vita ed al benessere dei nostri pet :)

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