Per la “Festa della Donna” me ne vado al Casinò.

Cari Cofanetti magici, lettori online,

per la FESTA DELLA DONNA, Valentino di Persio ci ha regalato ancora uno dei suoi intriganti racconti, in cui le donne appaiono o come maliarde adescatrici (vedi Immortal) oppure come persone “alla pari”; da rispettare ed amare nella loro totalità. In questa storia l’uomo si ribella all’immagine della donna oggetto, della donna convinta lei stessa a valere solo per la sua bellezza esteriore, da curare con ossessione quasi maniacale.

Maria Cristina Giongo

Bella

(Appunti da Bucarest)

E’ l’8 marzo, “Festa della Donna” ed è già buio. Stasera, mi son detto –Me ne vado al Casinò e lascio in pace le mie Muse.– Voglio stare tra i maschietti rassegnato a passare la serata teorizzando la fortuna davanti alla Roulette francese o alle Slots americane. Per la centralissima Calea Victorei di Bucarest e nel dedalo di stradine della vecchia città c’è già fermento. Diversificate tonalità di essenze profumate lambiscono l’aria come le onde del mare il bagnasciuga. Sono le donne, svolazzanti, eleganti, sensuali, tirate all’estremo dai capelli ai piedi, per celebrare la loro festa. Vibra nell’aria l’euforia, un melodioso brusio, un velato chiacchiericcio, le risatine maliziose fanno sentire lungo la schiena un brivido leggero. –E tu, cosa ci fai qui?– mi son chiesto nel vederla.

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Dipinto di Leroy Neiman, “Roulette”

Dovresti già essere in giro con le amiche a far casino, a divertirti e non stare qui rinchiusa nel “Casinò”. Dovresti, almeno oggi, rivendicare i tuoi diritti, la tua dignità, la tua supremazia sul maschio in crisi, in affanno, confuso, depresso.
Invece, eccoti impettita sui tacchi a spillo delle tue scarpe dorate. Le calze a rete nere, a maglie grosse, percorrono la lunghezza vertiginosa delle tue gambe perfette, mentre un lembo di stoffa, tassativamente dorato, si dispone discreto, fasciante attorno ai tuoi fianchi. Sei compiaciuta, ti piace farti guardare, desiderare, ammirare. Sei Bella! Si, decisamente Bella, come più bella non si può essere Bella. Lascia senza fiato la tua falcata lunga, sicura sulla moquette azzurra intarsiata di gigli. Sei callipigia. Il sali e scendi dei tuoi glutei distoglie l’attenzione dai tavoli verdi, di tutti, d’ogni razza, credenza e sesso.

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Scena dal film “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (1988)

Al tuo passar maestoso l’essenza di “Chanel n.5”, che indossi, riaccende i sensi distratti.
Quel tuo incedere flemmatico e misurato risveglia sui volti allibiti dei stressati maschietti il delirio animalesco latente, la voglia di saltarti addosso, di impadronirsi del tuo corpo per un amplesso improvviso. Ahimè! In quegli sguardi aleggia malcelata tristezza, frustrazione, il rimpianto. L’inseguirti di sottecchi alla ricerca d’un miraggio d’amore, della felicità perduta o mai provata.
No, amare è ben altro! L’amore è tutt’altra cosa. Il richiamo carnale è l’atavico istinto di riproduzione ad oltranza della specie che nulla ha da spartire con l’amore vero, quello dei poeti, quello dei sentimenti, delle menti elette che dell’amore sono schiavi nell’anima e nel cuore. L’amor cantato dal Sommo e da molt’altri ancora, nell’epoca del risveglio e del fervore, è quell’essenza interplanetaria, universale intrisa di passione. E’ un sospiro, un dono divino, una forza invincibile che fa muovere i pianeti, il sole, le stelle e il resto dell’immenso. L’amore è anche quel sentimento sublime, cortese, astratto di cui s’impregna la mente per generare il suo mito, il suo Essere ideale cui affidare l’agire e il pensare a suo piacimento. La creatura cui far dire frasi e parole che fanno fibrillare il cuore. La mente sempre accesa in un anelito supremo per un contatto furtivo e il trionfo dei sensi come premio finale.

Amor c’al cor gentil ratto s’apprende” solo nei cuori sensibili attecchisce il vero amore.

Amor c’a nullo amato amar perdona”, è l’utopia, l’eresia, l’ansia che contagia tutti gli innamorati, amare con la pretesa di essere riamati.

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Dipinto di Fabian Perez

Ma se tu, sublime creatura, non rientri nemmeno minimamente in questi schemi, io ti dico fin d’ora che della tua bellezza non me ne può fregar di meno! Sì, è piacevole ammirarti ma se poi la tua bocca, la tua meravigliosa bocca, dovesse proferire solo parole senza senso, insipienti, prediligendo invece discorsi su cose materiali, illusorie, effimere senza anima e sentimento ne resterei decisamente amareggiato, deluso. Eh sì, la bellezza fisica può provocare una scossa puberale improvvisa ma se tu prediligi il parlare solo di vestiti, regali, gioielli, fuoriserie e dolce vita, io ti dico che Tu per me “Bella” non sei bella manco per niente.

Valentino Di Persio

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Valentino Di Persio, un abruzzese di Brittoli (PE), trapiantato a Roma, ha conseguito una formazione linguistico-sociologica. Ha pubblicato due raccolte di poesie presso la Casa Editrice “Pagine”, nella collana “Poeti Contemporanei” n.63 e nella collana “I poeti contemporanei – 7 autori” n.35. Collabora con il giornale online Bari Sud Ovest come autore di poesie, racconti e come giornalista free-lance. E’ suo il reportage sulla “Reunion” artistica tra AlBano Carrisi e Romina Power, nell’ottobre 2013, presso il Crocus di Mosca. Per Valentino, stilnovista convinto, la donna assume nelle sue creazioni un ruolo preminente, celestiale, capace di ispirare alti sentimenti e provocare forti emozioni.

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