La cattiveria

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LA CATTIVERIA: MALATTIA O SCELTA?

Molto spesso mi vengono posti dei quesiti, come psichiatra, ai quali ho difficoltà di dare una risposta “professionale”. Un’amica di recente mi ha chiesto se la cattiveria e la crudeltà possano essere una malattia, una predisposizione genetica oppure se si può diventare cattivi. La mia amica, sconvolta da un video in cui vengono mostrate crudeltà efferate, probabilmente ha necessità di darsi delle ragioni di quanto aveva visto. Non è la sola, domande simili mi vengono poste molto spesso.

Al riguardo c’è da chiedersi cosa vogliamo far rientrare nella patologia. La tentazione di considerare malate le persone “cattive” è molto forte, perché possiamo avere l’illusione che prima o poi possa esserci una cura e possiamo avere il controllo della situazione. Finché c’è capacità di scelta, la cattiveria e la crudeltà sono solo… cattiveria e crudeltà.

Il mio pensiero personale è che tutto prenda inizio da alcune scelte iniziali che portano poi a percorrere una strada piuttosto che un’altra. E’ un po’ come se a poco a poco io decidessi di ascoltare sempre meno alcune parti di me e lasciare che emergano in modo distorto e distruttivo altre parti. Quando cominciamo ad intraprendere quella strada, a poco a poco (o magari rapidamente…) l’effetto è quello di perdere la nostra umanità, cominciando a vedere tutto come “cosa” che può esserci utile o meno, che può darci soddisfazione o essere d’intralcio per il raggiungimento dei nostri obiettivi.

Penso che ci sia una certa propensione caratteriale che renda più facile ad alcune persone di intraprendere questa strada, ma al di là di tutto credo che ci sia proprio un discorso di SCELTA.

L’errore che fanno spesso i miei colleghi è quello di assecondare il mito secondo cui un “esperto” della mente umana sarebbe in grado di dare risposte a tutto. Non c’è niente di più sbagliato. Molto spesso gli psichiatri e gli psicologi sono vittime di feroci prese in giro (spesso con conseguenze anche piuttosto gravi) da parte di persone che, semplicemente, sono arrivate ad avere una grande freddezza nel proprio modo di perseguire la vita e sfruttano certe debolezze degli “operatori della mente”, gratificando il loro senso di onnipotenza e la sensazione di poter dare a tutto una risposta, per cancellare o per mitigare le proprie responsabilità personali nei confronti della società.

Io credo che la cattiveria e la crudeltà siano delle potenzialità umane, così come la vigliaccheria e, d’altro canto, l’eroismo, la generosità e l’altruismo. Tutti possiamo accedere ad entrambi gli estremi, sebbene di solito rimaniamo all’interno di un’area intermedia oscillando, chi più chi meno, nell’una o nell’altra caratteristica. I fattori che possono trasformarci in uno degli estremi (eroismo – crudeltà efferata) sono tantissimi, e fra questi uno è quello di mantenere sempre la volontà di pensare autonomamente e di operare delle scelte momento per momento, accettando anche il fatto che non siamo affatto buoni.

In situazioni per esempio come quelle di una guerra, si finisce per entrare in uno spirito di gruppo, a causa del quale si rinuncia a pensare autonomamente e ci si muove come parte di un’entità più grande, legata ad essa e dipendente da essa. E se quest’entità decide di agire in modo crudele, chi compie le azioni sono i singoli individui che la compongono. Chi si ribella a questo rischia la morte. In circostanze di questo genere le persone diventano disumane oppure eroi, perché non c’è possibilità di prendere una strada “neutra”.

Il discorso è molto complesso e credo che sconfini molto dall’ambito psichiatrico. E’ vero che ci sono delle caratteristiche di personalità, dei disturbi di personalità per cui, forse, si può parlare di “cattiveria patologica”, ma al di là dei criteri di classificazione, siamo poi così sicuri che il problema sia proprio clinico?

Vi sono dei grossi rischi nel considerare la cattiveria come una forma di patologia:

1. si attribuisce alle cure psichiatriche un potere che non hanno e agli stessi psichiatri delle capacità divine e non umane (siamo medici, non dei)

2. si deresponsabilizza l’essere umano. Se io sono “malato”, sono autorizzato a fare qualunque cosa perché la responsabilità di ciò che faccio non è la mia, ma della cosiddetta malattia.

Patologizzare la cattiveria ha come risultato quello di aumentare i comportamenti disumani nelle persone. E’ fondamentale che ognuno di noi si renda responsabile di ciò che fa, momento per momento, e si renda consapevole che ogni nostro gesto, anche il più piccolo e apparentemente banale, può avere delle conseguenze a lungo termine.

Imparare questo, accettare anche la nostra potenzialità di cattiveria, è una condizione necessaria per non trasformarci in mostri.

Donatella Lai, psichiatra
CHI SONO

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21 Responses to “La cattiveria”

  1. Vilma scrive:

    “Io credo che la cattiveria e la crudeltà siano delle potenzialità umane, così come la vigliaccheria e, d’altro canto, l’eroismo, la generosità e l’altruismo.”, sono perfettamente d’accordo.
    Tuttavia, osserviamo ogni giorno che mentre la cattiveria viene repressa e condannata, l’eroismo e la bontà vengono esaltate ed approvate.
    Questa asimmetria, frutto di una evoluzione in senso culturale del comportamento umano, scompiglia un pò le carte in tavola: chiunque ci direbbe di tenere a bada la nostra potenzialità di cattiveria, nessuno di farlo con la nostra potenzialità di altruismo. Perché?

  2. cristina scrive:

    Bella domanda, Vilma!!!!!

    Della serie che…non dormirò stanotte nell’attesa di darmi una risposta convincente!!!!

  3. […] gli dò ragione. Ma avrebbe bisogno anche di un bel calcio nel sedere! Perchè, come avrete letto nell’interessante articolo di marzo della nostra psichiatra, la Dottoressa Donatella Lai, la cattiveria, intesa come “malattia”, non […]

    • viola scrive:

      dire “avrebbe bisogno di un bel calcio nel sedere”
      non è cattivo?

      • Maria Cristina Giongo scrive:

        Un po’cattivo ma non molto. D’altra parte chi è violento con le donne è il minimo che si meriterebbe. Perchè la donna deve sempre subire?

        • viola scrive:

          chi ha detto che la donna deve sempre subire.sono una donna anch io e come potrei essere di un avviso contrario.
          il commento pero e'”cattiivo”e in questo ambito proprio non ci sta bene……..
          quindi la sua risposta gent.ile Maria Cristina non c entra niente con il mio commento anzi….

  4. Maria Cristina Giongo scrive:

    Ma, secondo me. “dare un bel calcio nel sedere” mi sembra piuttosto una frase umoristica…Le frasi cattive sono altre! Tuttavia rispetto tutti i pareri anche se non condivisi.

  5. viola scrive:

    ecco questa era la risposta esatta!

  6. Claudia Tagliabue scrive:

    La Dottoressa Donatella Lai, è stata estremamente esaustiva. Credo che nessuno nasca “cattivo” oppure “violento”, lo si diventa nell’arco degli anni e i motivi possono essere molteplici. Questa gente (chiamarle persone sarebbe un’offesa per la categoria…)gode nel fare del male, più infierisce, più prova soddisfazione!!! Poi ci sono i “deboli di carattere”, che non riescono ad affrontare o ad accettare determinate situazioni e ritengono l’eccidio prima e il suicidio dopo, come soluzione dei loro problemi. A questo punto la loro mente è talmente frastornata, incapace di ragionare, che arrivano a portare con sè i figli.Ed infine ci sono le persone come la mamma di Loris(ammesso che sia stata lei…) e la mamma di Rapallo, che in un momento ad alto livello di sconforto, nemmeno si rendono conto di quel che fanno….. Non basta la depressione (che non è una malattia…)a far agire in quel modo, per forza ci deve essere una componente mentale ed è qua che entra in “gioco” lo psichiatra, il quale però, non è “DIO”, è umano e in quanto tale deve mantenere un atteggiamento tale da carpire la fiducia del paziente. Purtroppo, spesso, succede che alcuni approfittino della situazione per trarne il loro vantaggio…. In ultima analisi c’è il caso del padre che si butta dal 6° piano col bimbo (dopo aver ammazzato la moglie), però attenzione, questo elemento aveva pianificato tutto al millimetro, perfino come doveva muoversi la sorella nella questione finanziaria…. Sono questi i soggetti che non riesco ad inquadrare, a capire. Cosa li porta a pianificare e agire a mente fredda ???

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Anch’io arrivo a capire sino ad un certo punto, cara Claudia. Soprattutto come si possa fare del male alle persone che ami di più.

      Ogni tanto mi domando se per esempio sarei capace di uccidere un pedofilo che ha distrutto la vita di un mio figlio….credo che mi scaglierei contro di lui, che lo picchierei; tuttavia non so se avrei la forza di sparargli. Di dire: “ora uccido io!”. Ma ovviamente bisogna trovarsi in certe situazioni di disperazione per poterlo dire, o in casi di legittima difesa.

      Le persone a cui hai accennato tu nel tuo commento, i bimbi uccisi l’ultimo mese, erano creature innocenti, che non facevano male a nessuno!

      Buon Natale, Claudia, nostra fedele lettrice!

  7. Laura Castellabate scrive:

    A mio avviso chi è cattivo non lo è in modo patologico ma lo è fin dentro le viscere! Non si tratta di malattia ma di puro atteggiamento voluto e sempre premeditato.
    La psichiatra Donatella Lai torna più di una volta sul punto della “scelta”, è così, il cattivo sceglie di essere cattivo perché è nella sua natura e ci gode anche ad esserlo, incosciente del fatto che il suo io non vorrebbe essere tale, provando un odio verso la persona buona, un’invidia giustappunto cattiva verso chi, al contrario di lui, fa del bene.
    Detto questo sono d’accordo quando la dott.ssa Lai dice che non bisogna deresponsabilizzare l’essere umano in quanto, così facendo, si arrogherebbe il diritto di fare del male perché tanto la sua “malattia” lo giustificherebbe, lo assolverebbe da ogni responsabilità alimentando comportamenti inumani.
    È vero quando dice che il cattivo deve prendere coscienza della sua non patologia accettando e riconoscendo che la sua è solo cattiveria per farsì che acquisisca il controllo di ogni sua azione scongiurando così di diventare un potenziale mostro.

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Anch’ io la penso come te, Laura. Il compito degli psichiatri e psicologi è comunque proprio quello di aiutare chi ha bisogno di aiuto e VUOLE farsi aiutare.

      Grazie per il tuo commento!

      • Laura Castellabate scrive:

        Hai detto bene M.Cristina: gli psichiatri hanno proprio il compito di aiutare ki nn sta bene mentalmente, il fatto è che molte xsone NON VOGLIONO, ahiloro, farsi aiutare…soprattutto gli uomini in quanto nn ammettono di aver bisogno di uno psichiatra!

  8. Dony scrive:

    Concordo in toto con la dottoressa, vivo sulla mia pelle tante situazioni, alcune vengono provocate da terze persone, altre sono mie, per queste ultime, mi sono sempre messa in gioco tenendo presente le conseguenze delle mie azioni, cercando di evitare la sofferenza altrui e ne sono uscita forte. Nel primo caso invece, mi spiace dover constatare che una mamma è così cattiva, qui parlo della ex del mio compagno, che sistematicamente tormenta il figlio adolescente, età critica dove si dovrebbe a mio avviso pensare a dargli sicurezze, forze, amore, ed invece è messo a dura prova. Non scendo nei dettagli ma credetemi non so più come aiutarlo se non quello di fargli sentire che non è solo, che noi ci siamo. Un abbraccio Dony

  9. Maria Cristina Giongo scrive:

    Cara Dony, di più non puoi fare. Stai tranquilla, alla fine lui stesso capirà e sceglierà chi l’ama veramente. Per me ti stai distruggendo a causa di questa triste vicenda, e se molli tu, è una sconfitta; allora non potrai più aiutare i tuoi cari. Un abbraccio e Buon Natale!

  10. antonella scrive:

    Condivido in pieno l’articolo. La cattiveria è una scelta , per troppi nessuna scusante di malattia.
    .

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      E allora allontaniamo da noi i cattivi! Non lamentiamoci se ci fanno del male, perchè siamo noi che non dobbiamo permettere agli altri di ferirci. Se non riusciamo a farli cambiare, ripeto, abbandoniamoli.

      Buon Natale, care amiche, virtuali e non!!!!

  11. Rosy scrive:

    Io credo che cattivi si nasce, invece. Certo, anche un buono può diventare cattivo, se gli viene fatta una cattiveria, ma penso che ognuno di noi nasce già strutturato in un certo modo, incline a certe cose.

    • admin scrive:

      Penso anch’io che si possa nascere con certe predisposizioni; ma a volte si diventa cattivi o indifferenti a causa di tanto male subito, di un ambiente misero in cui si è cresciuti; spesso sulla base della legge del più forte e della necessità di sopravvivere.

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