Briciole di saggezza : comunicare

Edward Hopper

Edward Hopper (1882-1967)

Room in New York (1932)


L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE.

Questo mese la briciola di saggezza viene da Donatella Lai, psichiatra, collaboratrice del Cofanetto e fine conoscitrice dell’animo umano, attraverso la malattia che colpisce fisico e mente, strettamente collegati fra di loro.

“Non c’è nulla di cui non si possa parlare”.

Come al solito vi invitiamo a commentare questi pensieri su cui dovremmo fermarci a riflettere
soprattutto quando ci accadono avvenimenti che non capiamo; che non meritiamo, che ci feriscono, che non sappiamo come risolvere. Le nostre briciole di saggezza hanno proprio questo scopo; di accendere una fiammella nella nostra anima perchè venga illuminata da una luce benefica.

Ci sono persone che troncano rapporti per la paura di spiegare il vero motivo della frattura. Che cosa si nasconde nel loro inconscio che li porta ad agire in un certo modo. Eppure basterebbe parlarsi, comunicare, per essere già a metà strada verso il riavvicinamento con l’altro.

Perchè, ricordatevi,


“Non c’è nulla di cui non si possa parlare”

( Donatella Lai)

Scriveteci per raccontarci ………

Maria Cristina Giongo
CHI SONO

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12 Responses to “Briciole di saggezza : comunicare”

  1. Marni scrive:

    E’ verissimo ..non c’è nulla di cui non si possa parlare…è vero anche che comunicare … farsi comprendere e comprendere l’altro è una delle cose più difficili…i codici sono diversi perchè le esperienze sono diverse ed i significati attribuiti a gesti ed espressioni sono diversi….comunicare vuol dire aprirsi all’ascolto dell’a’ltro .. che è un modo per aprirsi al suo mondo..e che è ugualmente difficile ..più facile a volte pensare di sapere già cosa l’altro pensa..più facile interpretare secondo il proprio metro e giudizio… insomma “Non si può NON comunicare” ma quello che si recepisce andrà sempre verificato più e più volte ..
    vabbè…mi sono persa mi sa … 😉

  2. Vilma scrive:

    Maria Teresa Tuccio, docente di fisica per le scienze biologiche, scrive a proposito della percezione: “La percezione é una simulazione ricostruttiva generata dal cervello, sotto il controllo di una determinante genetica, delle interazioni tra noi e l’ambiente materiale che ci circonda e in base alle nostre conoscenze e alle nostre esperienze precedenti: cio’ che e’ percepito e’ diverso dall’oggetto esterno che rappresenta. Con una bella espressione della Programmazione NeuroLinguistica possiamo dire: la mappa non e’ il territorio, e ognuno di noi costruisce mappe diverse dello stesso territorio e anche mappe diverse da momento a momento, in base al nostro grado di attenzione, ai nostri bisogni, alle nostre motivazioni.”
    Ecco, io credo che sia un pò così anche nelle interelazioni umane: si può parlare, ma non è detto che si possa capire, si può sapere quale sia il messaggio che parte, non quello che arriva, cosicché spesso l’utilità della comunicazione sta nel fatto di aver ‘buttato fuori’ un problema, di averlo oggettivizzato, sia che l’altro capisca o non capisca il senso del problema stesso.

  3. cristina scrive:

    E’vero, cara Vilma, ma spesso questo nostro buttare fuori il problema aiuta noi ma IRRITA l’altro.

    Non tutti sono disposti ad accettarlo e soprattutto ad ACCETTARCI mentre cerchiamo di “salvarci” usando questa tecnica di sopravvivenza.

    Anch’io mi sento meglio quando sono riuscita a sfogarmi: nel senso che AL MOMENTO mi sento meglio; ma poi la reazione dell’altro è talmente stizzosa ed infastidita che ricado nella “depressione”di non sentirmi capita.
    E, ancor peggio, di NON ESSERE RIUSCITA a farmi capire. Di aver suscitato la polemica invece che la tanto agognata pace!

    Un abbraccio,

    Cris

  4. Donatella scrive:

    Quando ho scritto quella frase (ahimé, parlare per aforismi diventa molto riduttivo) avevo in mente una cosa un po’ diversa. Avevo più che altro in mente il contrario della censura. Quello che avete detto sulla comunicazione è assolutamente vero e riguarda un piano di lettura importante. Il piano di lettura che ho in mente io, d’altro canto, riguarda il fatto che spesso evitiamo appositamente di trattare argomenti importanti per paura, per pudore, perchè sconveniente, perchè presupponiamo che l’altro non possa capire oppure che possa essere troppo doloroso – difficile per lui/lei. La frase l’ho scritta per il mio blog almeno 2 anni fa, ma si è rivelata profetica. Ho visto e subito la distruzione di un rapporto proprio perché una persona si è rifiutata di affrontare certe tematiche appunto per paura, pudore, per timore di ferire ecc.

    Lo sfogo è un’altra cosa e capisco che spesso possa diventare pericoloso. Ma, purificando le reazioni emotive (perlomeno quelle più vivaci), è importantissimo rischiare e osare con l’altro, comunicare, parlare senza paura, aprendo bene i propri occhi davanti agli occhi dell’altro. E’ vero, si corre il grande rischio di non essere capiti e di non essere accettati, si corre il rischio di non orientarsi a causa di “mappe mentali” diverse e non sempre sovrapponibili. Ma questo è un rischio. Tacendo, si ha la certezza che il rapporto (d’amore, tra genitori e figli, di amicizia ecc.) sia falso, ipocrita e fondato sull’aria

  5. Marni scrive:

    Donatella hai perfettametne ragione..condivido quello che dici soprattuto per quel che riguarda i rapporti più stretti…in realtà io sono andata fuori tema parlando della comunicazione in senso più generico..forse perchè all’attenzione ed all’ascolto ed al confronto con le mappe mentali altrui sono continuamente stimolata quando lavoro con gli altri.
    SAluti cari

  6. Donatella scrive:

    La comunicazione si presta a chiavi di lettura molteplici. Per esempio, Marni, hai presente il romanzo “Fahrenheit 451″ di Bradbury, che parla di una società in cui vengono bruciati TUTTI i libri? Rievoca il falò dei libri dei regimi nazista e fascista, in cui era codificato per legge ciò che si poteva dire e ciò di cui non si poteva parlare né scrivere. Quello è un altro livello: esistono argomenti da censurare? Esistono cose di cui è meglio tacere?

    Una vota superato quel livello, si può affrontare il “come” comunicare affinchè il messaggio venga trasmesso e recepito nel modo meno distorto possibile.

  7. cristina scrive:

    Però Donatella, c’è anche gente che NON vuole percepire il tuo messaggio e allora lo distorce per potersi poi adirare con te.

    Io penso che si dovrebbe essere sempre sinceri con CHI AMI. Ma non con le persone con cui hai un rapporto superficiale o non importante.

    Il guaio è che ad essere troppo sinceri con chi ami puoi anche rischiare di perdere il loro amore; per esempio se sono fragili, indecisi. Oppure, all’opposto, se sono supponenti e temono il confronto da cui potrebbero uscirne con le ossa rotte, da perdenti.

    Dipende poi che cosa intendi con sincerità; gli olandesi, per esempio, sono molto diretti. A volte TROPPO. Non conoscono le sfumature e la diplomazia ( intesa in senso positivo), tanto che a volte risultano sgradevoli. Voglio dire che non è necessario che dici ad una persona che ha un brutto vestito; che cosa vuoi ottenere con un simile giudizio?

    Io avevo un’allieva, olandese, che diceva sempre quello che pensava, tipo: “Mamma mia, come sei sciupata oggi! Oh, cielo, che brutta pettinatura! Che orrenda maglietta! ” E magari chi indossava quella maglietta era contento del suo acquisto, e chi aveva una brutta cera DOPO il suo commento si sentiva ancor di più uno straccio….

    Alla fine la odiavano tutti!

    In amore è diverso; spesso il silenzio è deleterio. Può creare barriere insormontabili!

  8. Donatella scrive:

    (Gil olandesi dicono sempre quello che pensano??? Ohi, mi sa che ne ho conosciuto uno molto poco olandese allora….)

    E’ vero quello che dici, Cristina. Non si può dire tutto a tutti, sarebbe un guaio se dicessi quello che penso del mio nuovo capo 😉

    Per quanto riguarda la tua allieva però non credo che dipendesse dall'”olandesità”, visto che dici che non la sopportava nessuno. Probabilmente neppure le persone abituate alla schiettezza.

    Penso comunque che sarebbe utile imparare ad avere una disposizione d’animo all’apertura per i più svariati argomenti. Ti dico cosa intendo: l’anno scorso mia figlia ha frequentato un gruppo molto strano ed ero notevolmente in pensiero per questo. Ma lei mi parlava di tutto ed io celavo la mia preoccupazione per permetterle di dirmi tutto, senza inibirla. Questa mia disposizione d’animo è stata vincente perché mi ha permesso di affrontare con lei una situazione delicata ed ha permesso a lei di sentirsi libera di ragionare con la sua testa e fare delle scelte che hanno implicato anche tagliare con quel gruppo. Ma se mi fossi mostrata chiusa a certi discorsi, probabilmente lei sarebbe lì e rischierebbe di cannarsi, ubriacarsi e chissà cos’altro…

  9. cristina scrive:

    Giusto, Donatella! Se hai costruito un buon rapporto con i tuoi figli sicuramente hai più possibilità di salvarli dai pericoli della vita o, almeno, di insegnare loro ad attutire certi colpi ma non basta, purtroppo.

    Perchè anche il miglior ragazzo o ragazza possono celare qualcosa ai genitori, magari solo per dimostrare a se stessi che sono capaci di farcela da soli. Così può capitare che chi pensa che suo figlio non fumerebbe MAI uno spinello, che reputa sia il ragazzo migliore e più studioso del mondo, poi scopra, PER CASO, che magari…. invece che a scuola va a casa di amici a spinellarsi….o, ancor peggio, rubi nei supermercati e così via…
    Quante storie di questo genere ho sentito!

    Anch’io sono riuscita ad intervenire in tempo quando il mio pargoletto, che credevo un innocente adolescente, aveva iniziato a fumare gli spinelli e a frequentare huisparty dove circolava di tutto. E sai come l’ho scoperto? Controllando; non fidandomi comunque nè di lui nè dei suoi amici di cosiddetta “buona famiglia”; frugando nelle tasche dei suoi jeans, dove ho trovato la prima bustina di maryuana. Fidandomi del mio istinto di mamma!

    Lo so, lo ammetto e capisco che non sia bello…ma così l’ho salvato da una brutta fine. E ora è il primo che mi ringrazia. Un suo amico si è buttato sotto un treno, un altro è ricoverato in manicomio, alcolista( a soli 28 anni). I loro genitori sono “caduti dal pero” quando hanno scoperto…troppo tardi, la disperazione dei loro figli.

    Come dici tu, se stai vicino ai tuoi figli, se riesci a dialogare, ma anche, dico io, se li controlli….puoi almeno sentirti tranquilla di aver fatto di tutto per aiutare chi TU STESSA hai messo al mondo; anche se non potrai mai essere sicura di riuscirci sempre.

    In quanto agli olandesi sono chiusi ( anche se non tutti) ma molto diretti.
    A mio marito devo cavare le parole di bocca….quando gli chiedo perchè sta zitto risponde che parla solo quando ha qualcosa da dire….( io, invece, DICO perchè HO BISOGNO di parlare); ma sia lui che la sua famiglia, se qualcosa non va… allora la dicono senza tanti peli sulla lingua. Non ci pensano due volte; e non pensano neppure quale sia il modo migliore per esprimere il loro pensiero. La parola TATTO, per molti olandesi, non esiste.

    Noi italiani dobbiamo abituarci a questo loro modo diretto di esprimersi. A volte a me risulta difficile. Di positivo c’è che non riesci a litigarci. Rimangono calmi, tranquilli, anche se ti dicono le cose più spiacevoli. Poi chiudono il discorso.
    Con un italiano invece puoi rissare per ore, passare ai coltelli, incavolarti e restare incavolata per giorni…..

    Il ” tuo olandese” non corrisponde a questo mio ritratto? E’ un olandese puro sangue?

  10. Donatella scrive:

    il “mio olandese” è olandese purosangue (credo che forse avesse dei bis-bisnonni russi, ma tant’è…), ma immagino che gli olandesi non siano tutti uguali…

  11. Donatella scrive:

    comunque no, non corrisponde del tutto. E’ vero che è molto pacato e gentile, non è però schietto nè diretto, anzi!

  12. cristina scrive:

    E’vero, Donatella,

    non tutti gli uomini sono uguali ( per fortuna! ), di qualsiasi nazionalità siano…

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